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ALESSANDRO MAGNASCO (1667-1749), COPIA DA
Olio su tela 46x78 cm Bibliografia di confronto: Laura Muti, Daniele Prignano De Sarno, Alessandro Magnasco, Faenza, 1994, p. 284 Condizioni supporto: 70% (reintelo) Condizioni superficie: 80% (svelature, integrazioni) L’opera è una delle copie anonime della tela di Alessandro Magnasco (1667-1749) conservata presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna, e probabilmente deriva da un dipinto, a sua volta ispirato all’originale di Magnasco, e registrato nella Fototeca Zeri al numero 66167. La tela citata è nota alla bibliografia critica sull’autore grazie ad una immagine conservata presso il Bildarchiv Foto Marburg, Budapest. La tela del Kunsthistorisches (44,5x82,5 cm) è quasi sovrapponibile per dimensione al dipinto in foto Marburg (44x85 cm), mentre l’opera in esame misura 46x78 cm. Le uniche rilevanti differenze dimensionali tra il dipinto in asta e il dipinto in foto Marburg sono costituite da una riduzione al lato sinistro e destro, avvenuta forse in sede di reintelo, con risvolto della tela originaria. È sufficiente porre in paragone i dettagli del dipinto conservato al Kunsthostorisches Museum con le due copie (Marburg e l’opera in esame) per verificare la distanza di stile delle copie dalla mano di Magnasco. Osservando le tele nei dettagli, si notano altresì differenze rispetto all’originale e similitudini tra le copie. Per esempio la finestra a sinistra mostra un paesaggio nel dipinto originale e si affaccia su un muro nelle copie; il cesto a sinistra è pressoché conico nell’originale e tondeggiante nelle copie; e la parete centrale è spoglia nell’originale mentre mostra un quadro con crocifisso nelle copie. Anche tra le copie si apprezzano differenze minori, per esempio la diversa posizione della piuma sul cappello del personaggio con fucile a destra. Paola Betti, che ha esaminato l’opera su base fotografica, sostiene che si tratta “di una copia e non di un originale di Magnasco”. Infatti, “Non si rileva nel dipinto la tipica distribuzione del colore libera, irruenta, veloce che connota i modi del genovese” (comunicazione del 23 settembre 2018). Si ringrazia Paola Betti per il prezioso supporto dato alla schedatura dell’opera.
Olio su tela 46x78 cm Bibliografia di confronto: Laura Muti, Daniele Prignano De Sarno, Alessandro Magnasco, Faenza, 1994, p. 284 Condizioni supporto: 70% (reintelo) Condizioni superficie: 80% (svelature, integrazioni) L’opera è una delle copie anonime della tela di Alessandro Magnasco (1667-1749) conservata presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna, e probabilmente deriva da un dipinto, a sua volta ispirato all’originale di Magnasco, e registrato nella Fototeca Zeri al numero 66167. La tela citata è nota alla bibliografia critica sull’autore grazie ad una immagine conservata presso il Bildarchiv Foto Marburg, Budapest. La tela del Kunsthistorisches (44,5x82,5 cm) è quasi sovrapponibile per dimensione al dipinto in foto Marburg (44x85 cm), mentre l’opera in esame misura 46x78 cm. Le uniche rilevanti differenze dimensionali tra il dipinto in asta e il dipinto in foto Marburg sono costituite da una riduzione al lato sinistro e destro, avvenuta forse in sede di reintelo, con risvolto della tela originaria. È sufficiente porre in paragone i dettagli del dipinto conservato al Kunsthostorisches Museum con le due copie (Marburg e l’opera in esame) per verificare la distanza di stile delle copie dalla mano di Magnasco. Osservando le tele nei dettagli, si notano altresì differenze rispetto all’originale e similitudini tra le copie. Per esempio la finestra a sinistra mostra un paesaggio nel dipinto originale e si affaccia su un muro nelle copie; il cesto a sinistra è pressoché conico nell’originale e tondeggiante nelle copie; e la parete centrale è spoglia nell’originale mentre mostra un quadro con crocifisso nelle copie. Anche tra le copie si apprezzano differenze minori, per esempio la diversa posizione della piuma sul cappello del personaggio con fucile a destra. Paola Betti, che ha esaminato l’opera su base fotografica, sostiene che si tratta “di una copia e non di un originale di Magnasco”. Infatti, “Non si rileva nel dipinto la tipica distribuzione del colore libera, irruenta, veloce che connota i modi del genovese” (comunicazione del 23 settembre 2018). Si ringrazia Paola Betti per il prezioso supporto dato alla schedatura dell’opera.
Renoir e altri Maestri della collezione del Fallimento E 2 GAS & POWER S.p.A
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